Di cosa tratta l’arte di Mats Aberg?
Che cosa ci racconta con le sue sculture?
La mia risposta è che essa non “tratta” qualcosa e che egli non ci“racconta”nel senso che di solito si da in termini d’azione e di storia. Credo semplicemente che Mats sia stato colpito da alcune visioni che poi tenta di riassumere, ricostruire, caricare e foggiare.
Egli vede un gatto strisciare sotto un cancello, alcune persone sedersi attorno ad un tavolo oppure degli infermieri vacanti che fuma dopo il caffé. Scene così banali e così consuete che molti di noi non siamo nemmeno a conoscenza di loro, ma che per Mats possiedono la carica esistenziale e pertanto le investe di grande importanza: la risposta al nostro enigma materializzata in un millesimo di secondo!
Penso che il suo atteggiamento verso l’arte e la vita sia spiegabile con i suoi lunghi soggiorni in Italia dove ha acquisito una relazione con la storia come situazione assolutamente non-lineare. Il tempo è nulla, il nuovo è vecchio e il vecchio è nuovo. L’eternità è nell’attimo e tutto e tutti coesistono; essa parla ogni giorno sia con Giotto che con il vicino di casa a Cerano.
Vita e arte procedono e s’intersecano una nell’’altra. Tanto quindi è importante tratteggiare il corpo del gatto a fini scultorei, quanto è importante costruire un pontile dieci volte più resistente al rosicchiamento del ghiaccio finlandese o cucinare un risotto nel modo più delicato. Tutto deve essere eseguito al meglio. Arte e vita non possono subire trascuratezze.
Questo non è forse un atteggiamento aderente allo zeitgeist corretto contemporaneo dove il consenso del pubblico prevale, ma penso che Mats, in virtù di ciò che ho appena espresso, si collochi oltre il “tempo zeitgeist”, ne è antagonista e al contempo e paralizzato da come un cane in piedi su un ponte fissa la sua immagine riflessa nell’acqua.“ Questa scena è essenziale!”; il pensiero che Mats verbalizza mentre prende il quaderno da disegno…
Claes Jurander