Le sculture di Mats Aberg sembrano divorate dal loro stesso esserci. Il cane incontra il proprio sé in uno specchio d’acqua, tutto è fermo, l’attimo liberato da ogni possibile dispersione. Niente può essere lacerato dall’imprevisto, una lotta sottile contro le confusioni dell’esistere, i sensi si incontrano fra attimo e eternità. Scompare il confine fra immagine e oggetto, il rispecchiarsi e il rispecchiato si fondono, armonia completa. C’è un tempo della vita in cui siamo aperti, senza confini, prima che i confini creino memorie aspre e contorni taglienti. Nella sua arte Mats ha mantenuto una sua fiduciosa giovinezza, una spontaneità giocosa che circonda messaggi segreti. La sua è un’infanzia mai ingenua. E allora con le sue sculture costruisce realtà non copie di realtà, non imita realtà, ne è parte. Come il mattino della creazione. Non ha senso separare l’arte dalla realtà. Mats Aberg scolpisce, denso di vita, nello stesso vivere, le sue immagini non imitano l’esperienza, sono l’esperienza stessa, la sostanza che mette l’anima in movimento. Mette l’anima in movimento. Questo movimento, con la sua gioia e i suoi sbalzi e con la sua tesa esposizione di alcuni fra i più stupefacenti significati della vita, porta Mats Aberg verso affinità sorprendenti. Per esempio, il Peer Gynt di Ibsen o la poesia di Gunnar Ekelöf. Ecco l’immagine di Ekelöf! Lui è riconoscibile, completamente, liberato di ogni superfluo. Sollevalo! Portalo in giro! Mettilo giù! Non è il circostante a modificarlo. E’ lui che modifica il circostante. Vediamo la sintesi di un essere umano, un fascio infinito di incontrastabili affermazioni dentro una minima parte di corpo. E possiamo sfiorare tutto questo con la mano! Due donne sedute, tra loro tre sedie vuote: un’immagine di fiduciosa attesa. Un cane solleva la testa verso l’alba, o verso il tramonto. Fa la guardia contro l’oblio. L’artista affila i suoi attrezzi.
Erland Josephson. Stoccolma 9 aprile 2006
Traduzione Vanda Monaco Westerståhl Bologna 9 dicembre 2006
Erland Josephson. Stoccolma 9 aprile 2006
Traduzione Vanda Monaco Westerståhl Bologna 9 dicembre 2006